Domande & Risposte
PEER Support EASA 965/2012 - CAT.GEN.MPA.215

Per quali argomenti posso contattare un Pari? | Per qualsiasi
cosa valga la pena parlare con un pari. Qualsiasi
argomento che ti sta a cuore in questo momento, come:
|
Cosa succede dopo che ho chiesto un intervento? Chi può chiedere un intervento? | I Pari
vengono attivati dal singolo navigante che chiede aiuto con una telefonata, al
singolo Pari scelto tra i colleghi o al numero Verde a disposizione di tutti, a
cui risponde il Coordinatore del progetto o lo psicoterapeuta supervisore di
MaydayItalia. Il pari che
ti contatterà ti chiederà quale sia un momento adatto per parlare al telefono. La
conversazione iniziale sarà per capire come possiamo aiutarti al meglio - o
quale direzione indicarti e dove indirizzarti. Potresti
avere una richiesta specifica di informazioni o potresti cercare supporto per
una sfida particolare che stai affrontando. Ad ogni modo, siamo qui per te. Ti verrà
chiesto di leggere ed accettare una liberatoria (Termini e Condizioni
dell’intervento) che sarà tenuta conservata in modo confidenziale come dati
altamente sensibili dal coordinatore del progetto. I pari
seguono un protocollo standardizzato per rispondere alle tue necessità.
A conclusione del percorso
insieme con il Pari verificherai se questo approccio è stato per te risolutivo
oppure potrebbe essere utile per te incontrare uno specialista. I tuoi pari
sono infatti supportati da uno psicologo clinico che a sua volta ha accesso ad
una serie di risorse sul territorio. Se per qualche ragione il tuo pari non può
esserti di aiuto, faranno tutto il possibile per dirigerti verso qualcuno che
possa esserlo |
Quali sono i termini e le condizioni che
accetto a seguito della richiesta? | Queste sono
le condizioni del programma: Sei
consapevole che la tua richiesta non è un'emergenza. La tua
riservatezza è la nostra priorità principale e sarà protetta al massimo grado.
* Questo è un
servizio di supporto tra pari gestito da piloti volontari addestrati, colleghi
della tua compagnia o di altre realtà lavorative, a tua scelta. Sebbene
abbiano un accesso qualificato alle risorse e una vasta gamma di professionisti
alle loro spalle che li possono supervisionare, il loro ruolo principale è
supportarti come pari. Il pari non
ti dirà cosa fare, non prenderà decisioni per te o interverrà per tuo conto. Di
conseguenza, i piloti volontari, il programma PSP, MaydayItalia o la tua
compagnia aerea non possono essere ritenuti responsabili delle scelte e delle
azioni che deciderai di intraprendere in seguito al contatto con il programma
di peer support. *L'unica
eccezione a ciò è se ci dici che tu o qualcun altro è in pericolo imminente,
nel qual caso siamo obbligati ad agire sulle informazioni - e questo può
includere la rinuncia alla riservatezza. In questo evento estremamente raro,
cercheremo sempre di lavorare con te per proteggere te stesso e gli altri. |
Ma
come fa un progetto confidenziale ad essere efficace? Ma l’azienda non viene a
sapere che mi sono rivolto ad un pari? E se mi rivolgo ad un pari poi resterò
imbrigliato in una situazione senza poterne uscire? | Nonostante i programmi di Peer
Support coinvolgano numerosi protagonisti (management, referenti dell’Autorità,
professionisti della salute mentale, medici del Centro di Medicina
Aerospaziale) tutti sono offerti e gestiti dai naviganti per i naviganti e non
sono controllati dal management delle compagnie o da questi altri attori. L’obiettivo
del programma di Peer Support è il reintegro del navigante, il suo recupero e
benessere. La compagnia aerea si impegna a non discriminare, in un clima non
giudicante e di Just Culture, i naviganti che hanno usufruito del Programma, e
crede fortemente nella sua validità. L’impegno alla confidenzialità ha il
limite chiaro e condiviso del pericolo per se stessi e per gli altri: i Pari
sono addestrati a riconoscere segnali di compromissione grave del funzionamento
e del pensiero nei colleghi durante i colloqui, e seguono un protocollo di
innesco per coinvolgere i livelli successivi di intervento specialistico da una
parte, e i referenti della compagnia dall’altra. Un navigante che per
la sua condizione psicofisica rappresenti un rischio per la sicurezza non può e
non deve essere impiegato nelle operazioni di volo e training. Gli unici casi per i quali la confidenzialità può venire meno
seguono le linee guida del General medical council
(GMC). Fanno riferimento a “informazioni di pubblico interesse, per
proteggere individui o società da rischi di un danno grave”. Questi casi
possono essere riassunti come: -
Tentativo o
possibilità che possa verificarsi un suicidio; -
Possibilità
che venga meno la sicurezza volo o, più in generale, la sicurezza di altri; -
Motivi
legali. Ad esempio un atto criminale che sta per accadere o è avvenuto (come ad
esempio un atto che possa mettere in pericolo un volo). È importante
sottolineare che la confidenzialità rimane il caposaldo delle operazioni anche
in questo caso estremo, per cui al Flight Operation della compagnia aerea viene
comunicato unicamente che il membro di equipaggio è unfit to fly, e non
vengono forniti ulteriori dettagli che rimangono protetti dal segreto
professionale medico. |
Cosa
vuol dire confidenzialità? | Il mondo
del Peer Support è un porto franco, una zona sicura che per la sua indipendenza
e autonomia dalle dinamiche aziendali può accogliere le ansie del personale
navigante e accompagnarle verso una risoluzione. Nonostante sia stato voluto
dal management e sia uno strumento riconosciuto nel suo valore, ciò che avviene
all’interno del sistema non è oggetto di conversazione o condivisione con
l’azienda. La confidenzialità è il fondamento su cui si regge il sistema di
supporto dei Pari, rappresenta il panorama normativo finale su cui si muovono i
singoli attori. Questo vuol dire che ogni informazione viene accolta e trattata
per il fine ultimo di fornire supporto e garantire aiuto ai colleghi naviganti,
e può essere condivisa a prescindere dalla sua origine solo per questo unico
fine. I Pari e gli eventuali specialisti esterni richiesti hanno un rigido
protocollo a cui attenersi: non possono divulgare informazioni al di fuori del
programma; non devono registrare verbali degli incontri o prendere appunti
scritti che possano portare a ricondurre alla persona coinvolta. Inoltre non
possono effettuare telefonate o conversazioni in aree pubbliche e frequentate,
o coinvolgere altro personale aziendale nelle problematiche di un navigante che
ha chiesto aiuto, anche se con lo scopo di aiutarlo o di comprendere meglio la
situazione. |
Ma
chi mi garantisce che poi non mi tolgono dalla linea di volo? Può succedere che
dopo l’intervento con un Pari non mi reintegrino più? | I vari programmi di Peer
Support che la compagnia implementerà vengono definiti dai managers stessi “un
tunnel” o “una safer zone”, all’interno del quale il management non sa cosa
avviene, perché ha delegato al sistema dei Pari, ai Coordinatori e allo
Psicoterapeuta Supervisore il lavoro di sostegno dei propri dipendenti. Dopo trenta anni di
utilizzo dello strumento, la casistica ci dice che l’80% dei naviganti che
chiedono l’intervento del Pari – per problematiche personali (lutti,
separazioni coniugali, difficoltà relazionali con un collega o con un
familiare, condizione momentanea o cronica di forte stress) o lavorative
(difficoltà a raggiungere gli standards di performance, fallimento di un check
o di un corso comando, evento critico, stress lavorativi) – non vanno oltre gli
incontri previsti dal protocollo (spesso un unico incontro con una telefonata
di follow up). Del restante 20%, la metà trova giovamento dall’incontro con lo
psicoterapeuta supervisore. Il restante gruppo, che rappresenta il 10% della
popolazione che ha chiesto aiuto, si trova nella condizione di aver bisogno di
un supporto specialistico diverso, specifico per la sua situazione (terapeuta
di coppia, neurologo infantile, mediatore familiare, servizi sociali supporto
alla persona ..) . Non si sottolinea mai abbastanza
quanto il percorso di supporto elaborato da EASA e oggetto di questa
pubblicazione abbia come fine ultimo la tutela dei professionisti che dedicano
la loro vita e la loro professionalità al settore dell’aviazione civile: ogni
intervento è teso a permettere a chiunque viva una condizione di difficoltà di
ottenere il pieno recupero e il reintegro nelle proprie funzioni. In quei
rarissimi casi in cui gli specialisti dell’area medica e psichica non
riscontrino i presupposti per il reintegro del membro di equipaggio, la sua
perdita di idoneità giunge al termine di un lungo percorso di presa in carico e
solo a fronte di gravi problematiche che impediscono al navigante o al
controllore di esercitare i privilegi della sua licenza. La statistica dice che solo
un 1% dei naviganti che hanno chiesto aiuto ha delle difficoltà – fisiche,
psichiche o personali – talmente gravi da non poter essere più reintegrato in
linea. |
Può un pari decidere se io sono fit to fly o meno? | No. I pari non sono qualificati e non sono
nella posizione per decidere se tu sia fit to fly. Anche in seguito alla vostra
conversazione questa valutazione resta una tua responsabilità. Tuttavia, come pari
possono aiutarti a risolvere questo dilemma e/o capire le tue opzioni e il modo
migliore per portarle avanti. Questo è ciò per cui sono qui. Il loro ruolo è
supportarti non solo per prendere una decisione, ma essere lì per te a seguito
di qualsiasi decisione tu prenda. |
Se
chiedo aiuto la mia carriera sarà in pericolo? | L’obbiettivo principale dei programmi di peer support è la tutela
della carriera del navigante e della sua licenza, L’utilità del CISM è
immediata per le persone che ne beneficiano, in termini di benessere generale,
ottimizzazione delle performance e qualità delle relazioni tra colleghi e
rispetto all’azienda.
Implementato
per rispondere al bisogno di mitigare gli effetti sui professionisti di eventi
critici, nel corso degli anni si delinea in ogni organizzazione la sua
efficacia anche per gestire situazioni di malessere e di stress costante dovuto
alle condizioni di vita - stress cosiddetto cronico – nonché nel costruire una
struttura di personalità e di gruppo più resiliente, resistente e performante |
Cos’è la Crisis Intervention e che
caratteristiche ha? È come una psicoterapia? | La Crisis Intervention è nata nel contesto militare per rispondere al
bisogno di recuperare i soldati non solo dal punto di vista fisico ma anche
psicologico dopo l’esposizione a condizioni traumatiche e garantirne un
funzionamento adeguato per poterli utilizzare nuovamente in battaglia. Può
essere considerata come un primo soccorso emozionale, un intervento
psicocomportamentale che ha come obiettivi di stabilizzare la persona, ridurre
i sintomi di distress e di malessere, ripristinare il precedente stato di
equilibrio e buon funzionamento, ed in caso contrario di facilitare l’accesso
ad un livello di cura successivo più specifico e specialistico se necessario. I Pari non sono e non devono essere psicologi per poter attuare un
intervento basato su questi protocolli. La Crisis Intervention viene spesso confusa con il counseling o la
psicoterapia, ma in realtà le sue tre caratteristiche principali, che derivano
appunto dalla psichiatria militare permettono di distinguere questo protocollo
dalla terapia psicologica o dal counseling: P – Proximity: il servizio viene reso ovunque sia necessario, spesso
sul posto, purchè sia garantito il bisogno di sicurezza psicologica della
persona colpita, e quindi sia allontanata dalla scena dell’evento e protetta da
ulteriori stimolazioni eccessive. Non ci si aspetta che la persona sia in grado
di guidare per spostarsi e raggiungere il professionista in qualche studio, ma
ci si muove per essere lì con lei ovunque si trovi nel momento di crisi; I – Immediacy: la Crisis Intervention ha le caratteristiche di
urgenza, si basa sulla convinzione che la persona deve essere raggiunta prima
che inizi ad isolare se stessa in quella che Lindy chiama la Membrana
Traumatica, e il più temporalmente vicino possibile a quando le reazioni
negative successive all’evento siano emerse. E – Expectancy: la Crisis Intervention ritiene che l’attuale stato di
squilibrio sia il risultato di una perturbazione attuale, per questo
l’obiettivo dell’intervento è affrontare quella reazione specifica all’evento,
senza andare a ricercare qualsiasi preesistente forma di malessere o eventuali
psicopatologie o sindromi psichiatriche, anche nel caso fossero evidenti. Come per la chirurgia esiste il primo soccorso, così per la
psicoterapia esiste la Crisis Intervention. La sua esistenza non è giustificata soltanto dalla prossimità
temporale e fisica dall’evento: nei primi giorni dopo un evento critico le
persone non sono in grado di affrontare un lavoro psicoterapeutico perché sono
preda di uno stato di malessere, appunto, e di una iperattivazione che deve
essere ridotta per permettere a chi sta in questa condizione di beneficiare
eventualmente di un intervento più specialistico successivo. I singoli
strumenti della Crisis Intervention si suddividono anche in base al livello di
labilità affettiva e di stabilità cognitiva. In tali condizioni un approccio
più specialistico sarebbe non solo infruttuoso ma anche deleterio. Per questo
negli Stati Uniti si sta conducendo un movimento di sensibilizzazione affinchè
le categorie professionali di psicoterapeuti e psicologi si avvicinino alle
competenze del lavoro nella crisi. Solo quando il Pari si rende conto che la persona ha problematiche più
ampie rispetto all’evento di cui si sta trattando, che vive difficoltà più
vaste e di origini lontane, allora il suo compito è accompagnare con il suo
carisma la persona in crisi verso l’accesso a livelli di cura più avanzati,
proponendogli un incontro con lo psicoterapeuta supervisore o un altro
specialista medico. |
Perchè questo progetto nuovo dovrebbe essere
efficace per noi? | Ci sono alcune categorie di professionisti che
proprio per la natura del loro lavoro sono esposti ad eventi critici, a
situazioni stressanti cumulative, o ad uno stile di vita logorante. Molto spesso si tratta di professionisti che
amano il loro lavoro, che hanno speso energie e risorse per giungere ad
indossare la loro divisa, e che considerano un privilegio continuare ad
indossarla ogni giorno. Per questo sono disposti a mettere in atto una rigorosa
disciplina mentale e di studio per mantenere gli alti standard addestrativi e
tecnici richiesti dalla loro azienda, e a vincolarsi ad uno stile di vita che,
come pochi altri lavori, compromette altri ambiti altrettanto importanti quali
la famiglia o la vita sociale. In questo senso i piloti hanno molto in comune
con i medici e gli infermieri del 118 o delle strutture ospedaliere, con i
Vigili del Fuoco e con la Polizia e i membri delle varie Forze Armate. Per queste speciali categorie di professionisti
si è nel tempo sentito il bisogno di uno strumento che li tutelasse nello
svolgimento del loro lavoro e li salvaguardasse mentre assolvono ai loro
compiti. Per quanto la amino e l’abbiano scelta con determinazione e sacrifici,
la loro esperienza lavorativa, per lo stile di vita che richiede, ha degli
aspetti di “fatica” che a lungo andare logorano i professionisti. Una soluzione
che si è scelta finalmente di perseguire è quella ridurre i cosiddetti fattori
di rischio e potenziare i fattori protettivi: tra questi ultimi vi è il legame
dei professionisti tra Pari e con l'organizzazione stessa. Proprio in un momento di difficoltà, di stress o
burn out, che è caratterizzato da un isolamento reattivo o da dinamiche
relazionali negative, questi legami contrastano i possibili sviluppi
degeneranti. Quando
il vigile del fuoco Jeffrey Mitchell alla fine degli anni 80 cominciò a cercare
una soluzione per i problemi dei suoi colleghi, delineò questa situazione: ~
Professionisti altamente addestrati, che vivono un intenso sentimento di
appartenenza al loro gruppo e ricevono dal loro lavoro un forte senso di
identità. ~
Professionisti che si riconoscono nella rappresentazione sociale del loro
lavoro, e sono restii quindi a farsi vedere vulnerabili e a cercare un aiuto
specialistico per le loro difficoltà. Spesso vivono anche il timore di perdere
la possibilità di lavorare (idoneità lavorativa, perdita dell'arma per il
personale della polizia, criticità per avanzamenti di carriera). ~
Una professione che comporta una continua esposizione ad esperienze-limite o a
condizioni stressanti, alle quali i soggetti sono esposti e i cui effetti
negativi sull'individuo si tenta di combattere e arginare attraverso l'addestramento
e la preparazione. ~
L'esigenza di una serie di interventi che venissero sentiti come accettabili
dai professionisti, non intrusivi, e che li lasciassero con la sensazione di
essere compresi nella loro esperienza limite, non giudicati, non condannati. ~
L'esigenza di una serie di interventi che venissero messi in atto
immediatamente, in prossimità del luogo dove è avvenuto l'evento, che fossero
semplici, pratici e concreti. ~
L'esigenza di porre delle aspettative, sia dei singoli sia delle organizzazioni
stesse, rispetto allo sviluppo della loro reazione e fornire strumenti per
gestirla nei suoi vari aspetti in modo che sappiano cosa possono aspettarsi e
cosa possono fare per neutralizzarne più velocemente gli effetti. Questi
sono i presupposti del CISM e come si vede sono caratteristiche che accomunano
anche altre categorie professionali, come quella del personale navigante di una
compagnia aerea. Il
CISM in pochi anni è divenuto il più utilizzato protocollo della Crisis
Intervention riconosciuto a livello mondiale e nel corso degli ultimi trenta anni è stato
assorbito nelle Standard Operations della maggior parte dei dipartimenti di
Primo Intervento, fino a diventare un elemento obbligatorio da parte del
Governo Federale Americano. Inoltre, la consapevolezza condivisa di come sia
efficace e risolutivo nell’aiutare ad elaborare e risolvere una condizione di
crisi, ha fatto sì che entrasse a far parte dell’operatività di numerose realtà
organizzative con l’obiettivo di rispondere ai bisogni dei dipendenti in
situazioni di crisi, ed in contesti sociali quali le scuole e gli ospedali. |
Il
Peer Support può impedire un nuovo “Germanwings”? | Il Peer Support non risolve ogni problematica che può emergere in un
gruppo di persone che condividono i progetti e le finalità di un’organizzazione
e plasmano il loro stile di vita sulle esigenze che la loro professione
richiede, ma è una risposta efficace per rispondere sia al bisogno di aiuto che
all’esigenza di sentirsi tutelati e garantiti nel continuare a svolgere la
propria professione. Non può dare garanzia al 100% che un nuovo caso di suicidio-omicidio
verrà sventato, ma risponderà in modo chiaro alle esigenze della grande
maggioranza dei naviganti. |